mercoledì 23 ottobre 2013

La crisi dell'economia dell'Impero romano 

L'impero romano conobbe il suo massimo sviluppo nel II secolo d.C. Il benessere e la prosperità dell'epoca sono dovute principalmente alla pace e la stabilità politica, che permisero la costruzione di infrastrutture, ad un'efficace rete di comunicazioni, e all'unità amministrativa dell'Impero, che contribuì a favorire gli scambi commerciali interni. 

La crisi e la decadenza dell'Impero romano d'Occidente:
La crisi dell'economia romana (che era un'economia monetaria) fu dovuta all'instabilità politica e alle invasioni barbariche del V secolo, e la difesa militare divenne la prima necessità. Aumentarono le tasse (per pagare le spese militari) e l'inflazione, e le attività economiche si interruppero.

Le difficoltà dell'Impero determinarono la separazione tra la sua parte orientale e quella occidentale: Nel VI secolo , mentre l'Impero bizantino conosceva con Giustiniano il momento di maggior splendore, quello d'Occidente si avviava verso la rovina. Il momento più duro si ebbe dal VI all'VIII secolo, quando si verificarono la crisi demografica, l'abbandono delle città (che erano state il centro dell vita economica), la regressione ad un'economia naturale (il baratto) e la crisi dell'agricultura.


giovedì 10 ottobre 2013

  Il sistema curtense 

La riorganizzazione dell'economia:

Per risolvere la crisi si necessitò di una riorganizzazione economica: si passò ad un'economia agraria e poco differenziata che veniva gestita localmente. A causa degli attacchi da parte dei barbari, con rapine e violenze, i piccoli proprietari di terreni chiedevano protezione ai grandi proprietari terrieri, i quali erano in possesso di un piccolo esercito a difesa dei propri terreni. In cambio della protezione, i piccoli proprietari si sottoponevano, tramite un accordo (il commendatio), rinunciando di essere liberi proprietari terrieri e divenendo quindi servi legati alla terra del loro signore (servi della gleba).  si verificò, quindi un aumento considerevole delle grandi proprietà, laiche ed ecclesiastiche, che con il tempo divennero vere e proprie signorie dominate da un padrone (il dominus), il quale esercitava funzioni sovrane, sia sui coltivatori dipendenti che sugli uomini che chiedevano protezione.
Affresco che raffigura i servi mentre
lavorano i terreni del Dominus.

Torre dell'Aquila, Castello del Buonconsiglio, Trento.

Le curtis:

Durante l'Alto Medioevo la terra venne progressivamente divisa in possedimenti chiamati  
curtes o villae, che appartenevano al sovrano (che poteva essere il re, la Chiesa o un signore locale). Le curtis erano divise in due parti:
  • la pars dominiciariservata e gestita dal padrone direttamente. Comprendeva la residenza del sovrano, gli alloggi dei servi, il mulino, il forno, il frantoio... talvolta erano circondati da boschi per la caccia o vigneti, orti e frutteti;
  • la pars massaricia (massaricus-contadino) era suddivisa in masi e appezzamenti territoriali affidati ai servi o ai contadini liberi. In cambio dell'utilizzo del terreno i contadini , dovevano versare parte del raccolto e pagare i tributi al signore, prestare servizio nei terreni dellapars dominicia per un certo numero di giornate lavorative, chiamate corvèes

  La rinascita lo sviluppo agricolo e demografico 

La rinascita dell'occidente si ebbe tra il XI e il XIII secolo in Europa. La crescita demografica ed economica venne stimolata dal miglioramento del clima per l'agricoltura, dalla cessazione delle invasioni barbarichedalle invenzioni di nuovi strumenti di lavorazione, che permisero l'aumento della produzione, e dall'introduzione della rotazione triennale.
Si diffuse il collare rigido per il bestiame che rese più efficace l'introduzione dell'aratro pesante dotato di ruote. Quest'ultimo aveva un vomere (lama per fendere la terra), un coltro (lama davanti al vomere per incidere) e un versoio (rovesciava la zolla). Si diffuse inoltre l'uso del ferro, il mulino ad acqua e a vento. Il perfezionamento delle tecniche determinò la diminuzione della pars dominica.
Vennero dissodate e bonificate nuove terre, e la popolazione raddoppiò tra il X e il XIII secolo.

La società fu divisa in ordini (insieme di individui che godevano degli stessi diritti):
  • il clero, che dirigeva una vita prevalentemente monastica ;
  • i cavalieri, ovvero la nobiltà, il cui scopo era combattere, sia per difendere che per invadere;
  • i lavoratori, che garantivano a tutti i mezzi di sostentamento.

  La rinascita dei commerci

L'accrescita produttiva agricola consentì delle eccedenze stimolando il commercio dei prodotti agricoli. Nello stesso periodo vennero organizzate delle fiere (grandi mercati che si tenevano una o due volte all'anno) e gli scambi oltre ai prodotti locali si estesero. La ripresa dei commerci fu favorita dal miglioramento delle vie di comunicazione, grazie alla navigazione e la introduzione della bussola e del timone.
I commerci si svilupparono intorno al Mediterraneo e all'Europa del nord: i prodotti orientali venivano portati dai mercanti italiani nel resto dell'Europa, la zona delle fiandre divenne famosa per la produzione di tessuti, nacque la lega anseatica (unione di mercanti di alcune città tedesche).

L'intensificarsi dei commerci favorì la ripresa della circolazione della moneta. Le famiglie più ricche fecero sfruttare i patrimoni monetari e si svilupparono le tecniche di trasferimento e di scambio del denaro (nacquero le lettere di cambio, da qui ne deriva la cambiale, che era una promessa di pagamento a scadenza, e l'introduzione della girata: la lettera di cambio poteva avere più di un destinatario).
Le famiglie potevano prestare denaro, richiedendo poi un interesse, ma dalla chiesa era considerato usura. I cristiani ricchi cercavano di partecipare ai traffici dei mercanti con il sistema della commenda e infine si dividevano i profitti. Altri fondarono delle compagnie, che in alcuni casi diedero vita alle banche. Si ponevano così le basi dell’economia di mercato in cui tutti potevano vendere e comprare merci e servizi. Essa presuppone un’economia monetaria, un adeguato sistema di comunicazioni, l’eliminazione di tutti i vincoli feudali (come la servitù della gleba) che imbrigliano il mercato. Queste condizioni si sarebbero realizzate compiutamente solo nel XIX secolo.



  La rinascita della città


Le città che nell'alto medioevo erano decadute, rinacquero grazie ai commerci che interessarono soprattutto gran parte dell’Europa, questo fenomeno viene definito rinascita urbana. In queste città vi si trasferirono i signori feudali e contadini, e nacque una nuova classe sociale, la borghesia, una classe intermedia tra aristocrazia e ceti popolari, formata da artigiani, mercanti, banchieri, medici, avvocati, notai accomunati dall’impegno nel mondo economico attraverso l’iniziativa individuale. 
Gli artigiani svolgevano le loro attività nelle botteghe ed erano organizzati nelle Arti (o Corporazioni), associazioni di mestiere che raccoglievano tutti coloro che svolgevano le medesime attività. Queste associazioni potevano impedire di aprire bottega a chi non faceva parte della corporazione, imponevano standard qualitativi sui prodotti finiti ed impedivano che vi fosse una concorrenza ritenuta illecita tra i membri.
Le arti si dividevano in:
  • maggiori: che raccoglievano notai e banchieri;
  • minori: meno socialmente stimate e più povere, che raccoglievano fornai, calzolai e fabbri


Dopo il mille le scuole, gestite dal clero per l’istruzione degli ecclesiastici, iniziarono a essere frequentate dalla borghesia, che aveva necessità di istruirsi per gestire meglio le proprie attività economiche. In alcune città nacquero libere associazioni di studenti e insegnanti: le “universitas studiorum”.





    La crisi del Trecento

 La crisi demografica

Nel corso di tre secoli (dal XI al XIV secolo), la popolazione europea raddoppiò, subendo però una crisi demografica, principalmente causata da:
  • carestie (da quella del 1315-17 ebbero cadenza decennale; la carestia innescava un circolo vizioso: la fame mieteva vittime, la manodopera si riduceva e i raccolti diminuivano);
  • guerre, che fecero molte vittime e devastarono le campagne;
  • la peste.

Tra il 1346 e il 1351 una epidemia di peste uccise quasi 1/3 della popolazione europea. Quest’ultime si presentarono tra il trecento e il seicento ogni otto anni circa, rendendo faticosa la ripresa demografica.

La peste si può presentare in tre modi:
  • bubbonica (quando la malattia si manifesta con tumefazioni, note come bubboni);
  • polmonare (quando sono interessati i polmoni);
  • setticemica (quando si manifesta con emorragie cutanee che danno luogo a chiazze nere).
In genere, quando si è contagiati dalla peste, si soffre di febbre alta, e emicranie e deliri; entro 24 ora giunge la morte. Nel trecento si diffusero la peste bubbonica e setticemica. La peste è provocata da un bacillo che si sviluppa nei ratti comuni, infatti gli infettati furono principalmente viandanti, poveri e mercanti.
Gli uomini medievali ritenevano che un flagello così terribile fosse la manifestazione della collera divina. La medicina si interrogava invece, alla ricerca di soluzioni per la peste; consiglio unanime era quello di tenersi lontano dall’appestato.
La popolazione in cerca di capri espiatori si rivolsero contro gli ebrei, emarginandoli, e vennero accusati di diffondere il contagio. Gli ebrei ritenevano che la collera divina era da attribuirsi agli uomini e per questo punivano loro stessi fustigandosi per ottenere il perdono di Dio e invitavano la popolazione a seguirli. Quest’ultimi erano detti flagellanti.
All’origine delle persecuzioni antisemitiche vi erano diverse cause:
  • il divieto di esercitare numerose professioni obbligava gli ebrei a svolgere attività invise alla popolazione, come l’usura;
  •  i commercianti ne temevano l’abilità come concorrenti;
  • la tradizione cristiana gli indicava come assassini di Cristo


  L’economia nella crisi

La diminuzione della popolazione ebbe pesanti conseguenze sull'economia europea. Accanto alla crisi però, si registrarono anche fenomeni di ristrutturazione dei settori economici.

Il vecchio sistema di conduzione delle aziende agricole andò in crisi perché:
  • diminuì la richiesta di granaglie, calarono i prezzi e le colture divennero poco redditizie;
  • il crollo demografico sottrasse uomini ai latifondi;
  • il passaggio del danneggiarono terreni e attrezzature.

In seguito a ciò, emersero nuove colture e nuove forme di conduzione agricola: i proprietari terrieri conclusero con i contadini i mezzadria (spartizione del prodotto tra contadino e latifondista) o di affitto, o di dedicarono a produzioni specializzate;
I contadini videro peggiorare la propria condizione a causa dell’iniquità dei nuovi contratti, dalla conversione dei fondi in monocolture più redditizie (con maggiori rischi di fallimento) e dalle recinzioni. I proprietari terrieri infatti recintarono le terre che per secoli erano state a disposizione delle comunità del villaggio, privando i contadini di una fonte di sostentamento.
Nel settore manifatturiero ci fù un calo della manodopera, e gli operai ottennero salari più alti (e ciò mise in difficoltà le attività industriali). Alcuni produzioni si arrestarono, mentre altre si affermarono, con andamenti diversi. 

Coloro che sopravvissero al calo demografico ereditarono patrimoni cospicui, e ne favori un aumento della richiesta di beni lusso.

nonostante lo spopolamento, che fece diminuire l'azione commerciale, vennero introdotte alcune novità: 

  • i grandi commerci internazionali (venero aperti nuovi valichi alpini, la fine dell’impero mongolo trasformò il modo di commerciare con l’oriente, nuovi commercianti entrarono in concorrenza con quelli italiani);
  • le tecniche commerciali e finanziarie (diffusione delle lettere di cambio e delle filiali locali della società commerciali);
  • l’ascesa di potenti famiglie di mercanti-banchieri, che accumularono enormi fortune con il commercio internazionale. A loro si rivolgevano regnanti che necessitavano di finanziamenti per gestire lo stato (erano però poco affidabili poiché in alcuni casi causarono il fallimento delle compagnie che li avevano finanziati...).

  La società

Nel trecento vi furono profonde trasformazioni sociali. I nobili (proprietari terrieri), approfittarono dei mutamenti dell’agricoltura per arricchirsi, i borghesi erano in ascesa: una volta raggiunto il successo acquistavano terre e titoli nobiliari per entrare a far parte della nobiltà, ma aumentò la povertà presso gli strati medi e bassi (contadini, piccoli artigiani, salariati..). Gli stati promossero la beneficenza e l’assistenza, ma emisero anche severe leggi contro mendicanti e vagabondi concentrati soprattutto nelle città.

Nel XIV secolo vi furono violente rivolte sociali, sia contadine sia urbane, a causa di un crescente divario sociale e della diffusione della povertà, e dell'impossibilità di partecipare alla vita politica per la maggioranza della popolazione, che sosteneva il peso maggiore delle tasse.
Nobili, clero e borghesia difendevano invece i loro interessi nelle assemblee rappresentative degli ordini, per questo i moti vengono definiti “rivolte degli esclusi”. Spesso, per esempio, lavoratori contadini di mestieri diversi si contrapposero in guerre tra poveri.
I tumulti non furono scoppi di furia di programma politico; si trattò di reazioni degli strati bassi della società alle prevaricazioni attuate nei loro confronti. I contrasti tra i rivoltosi e l’eterogeneità delle loro richieste causarono però l’insuccesso delle rivolte.

Nel 1358, in occasione della protesta dei mercanti parigini contro le nuove tasse, i contadini si sollevarono facendo stragi di nobili. La rivolta fu sedata, e la repressione travolse il movimento dei borghesi. Da allora le insurrezioni contadine violente e brevi sono definite jacqueriedal soprannome del capo dei ribelli, Jacques Bonhomme.

Anche in Inghilterra un aggravio fiscale fu il pretesto per una rivolta popolare: I contadini erano infatti allo stremo per via delle difficoltà economiche e delle vessazioni dell’aristocrazia terriera. Nel 1381, il Parlamento approvò la poll-tax, una tassa che colpiva tutti i cittadini di età superiore ai 15 anni. I contadini nullatenenti chiedevano il ripristino delle terre comuni e l’abolizione della schiavitù, mentre i contadini agiati reclamavano l’alleggerimento degli obblighi nei confronti dei signori e la diminuzione dei canoni di affitto.

A Firenze la manodopera salariata (di cui gli operai scardassieri della lana, i ciompi, costituivano il gruppo più numeroso) rivendicò una maggiore influenza sulle scelte politiche del Comune. Nel 1378 i Ciompi si sollevarono guidati da Michele di Lando e ottennero importanti conquiste politiche, ma la repressione del tumulto non tardò, a causa dell’incapacità di coinvolgere la gente del contado,e favorita dalle divisioni interne del movimento.